Partenze

Sempre que me acontece alguma coisa importante, está ventando”, costuma dizer Ana Terra: incipit irresistibile di un libro dello scrittore gaucho Erico Veríssimo, in attesa di essere letto mentre dimora in cima ad una pila di libri, tutti dello stesso autore, su di un tavolo della biblioteca di una scuola. “Sempre quando mi accade qualcosa di importante, c’è vento”, usa dire Ana Terra. La biblioteca è quella della Escola Waldorf Anabá di Florianópolis.
Anabá è una parola della lingua tupi, lingua indigena dei popoli originari del litorale brasiliano poi adottata come lingua franca dagli indigeni tutti e dai colonizzatori portoghesi. Significa “Alma do homem”, anima dell’uomo, o meglio, nel rispetto delle istanze del movimento femminista del paese, direi “Anima umana”.
Il progetto di visitare questa scuola parte da lontano. Nasce quando due estati fa un manipolo di “colligiani” si reca al Goetheanum per partecipare ad un convegno dedicato ai popoli di lingua latina. È a Dornach che io e Teresa abbiamo incontrato Beatriz, maestra di lungo corso ed ora tutor delle scuole di Florianópolis. Il titolo del convegno svizzero è “Anima umana”. È da quell’incontro che sorge l’idea di conoscere il mondo della pedagogia Waldorf della capitale catarinense.
Un viaggio nello spazio e nel tempo. Un viaggio del corpo e dell’anima. E dello spirito, sì, ma lo spirito sa. L’anima vuole i suoi tempi. Vuole i suoi venti. I tempi della percorrenza, i tempi del distacco che ci è stato concesso di vivere nella luce, il che non ha certo permesso di omettere la nostalgia dei volti, degli occhi, delle anime che animano la vita della nostra scuola, la scuola di Colle. Nostra, sempre. La scuola Anabá si estende in tre luoghi dello stesso quartiere, poco distanti l’uno dall’altro. Gli asili e i nidi si inerpicano su una collina, immersi nella magia di un boschetto. Il liceo è la costruzione più nuova e imponente. La scuola è la costruzione originaria dove ogni classe è una casina. Le casine compongono un minuto villaggio, con stradine, alberi e piante. È in questo “villaggio” che ho trascorso due settimane di tirocinio. La prima settimana nella seconda classe, di discesa e ambientamento, e la seconda settimana in terza classe, di atterraggio. La terza classe era nel pieno della costruzione della casa, così, grazie all’accoglienza e all’apertura della maestra di classe Daniella e del maestro assistente Cristopher, mi sono trovato con le mani in pasta: legno, argilla, acqua, terra. Creazione. La casa che ancora non c’è. Tempismo cosmico. Il calore, a noi noto, dei bambini ha fatto il resto. Bambini che ricercano l’incontro per una propensione ben alimentata dalla
nostra pedagogia. Abbraccio umano.

Festa Junina nella Scuola Waldorf Anabá

Siamo nell’epoca di Michele: coraggio! Quello delle classi dalla sesta alla nona, che in squadre miste si sono presentate alla scuola, con canti, musiche, danze, teatro, magliette, vessilli, mascotte, tutto preparato da loro con esplosiva creatività. I ragazzi sono stati portati in un luogo a loro segreto per il superamento delle prove micheliane. Il coraggio della quinta classe che si è cimentata nel tiro con l’arco dove il bersaglio era il cuore di un grande drago da loro stessi disegnato. Le classi dalla prima alla quarta vivono l’esperienza di una sorta di spirale dell’Avvento che precede delle prove che si sarebbero svolte nei giorni a venire. La maestra di musica Eliana – entusiasmo fusconiano regolato da partitura – mi ha invitato a partecipare. Mi trovo a cantare in seconda e poi in terza e ad un incontro per adulti: “L’inverno se n’è andato…”, “Michael ecco brilla il tuo mantel…”
Il tempo di Michele a Florianópolis si presenta con una settimana di incontri organizzati dalle scuole della città congiuntamente
all’Associazione Sagres che si occupa di terapie antroposofiche. Le scuole, ben quattro, insieme ad altri asili, alla Sagres ed a spazi vari costituiscono la costellazione antroposofica della città: che cielo! A sorprendere è il cielo come la terra, con le sue spiagge e la vegetazione tropicale, l’acqua di lago e di mare. Pace e movimento.
Il tema della prima conferenza di un fine settimana dedicato all’Arcangelo Michele è stato la scuola di Sagres di Enrico il Navigatore: scuola di conoscenza, di luce, di coraggio, con la missione di portare i portoghesi, archetipo dell’umanità, a superare il limite del Capo di Bojador, passando per il dolore, oltre la morte. Navigando. Ché navigare, incita il condottiero romano Pompeo raccontatoci da Plutarco, è necessario, vivere no:
Navigare necesse est, vivere non est.

Ne vale la pena, si chiede il poeta Fernando Pessoa?
“…Tutto vale la pena
Se l’anima non è piccola.
Chi vuole andare oltre il Bojador
Deve andare oltre il dolore.
Dio diede al mare il pericolo e l’abisso
Ma è in esso che si specchiò il cielo.”

Viaggiare. Approdare. Nell’isola magica, perché questa città è una grande isola. Un’isola che incanta e che accoglie solo col beneplacito delle sue streghe, accordato dopo aver trascorso sull’isola un anno ed un giorno, come racconta una delle numerose leggende locali. In caso contrario le streghe saprebbero come cacciarti. L’accoglienza è riservata agli esseri dal cuore buono, come Anne-Marie e Dieter, una coppia che rappresenta una delle tante sorprese di questo viaggio. Lei olandese, lui svizzero, entrambi brasiliani per scelta. Dieter ci ha salutati ricordandoci che quando è difficile trovare la via, basta mettersi in cammino.
Ho comprato delle scarpe gialle. In questi giorni c’è stato tanto vento.
Buon anno a tutti, di cuore.

Con affetto,
Alberto Sica

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